Pedalando dall’olio del lago d’Iseo alla scarola della Città Alta, tra i paesaggi e i sapori a sud delle Orobie: più morbidi di quelli che ci si aspetterebbe. Il nuovo itinerario ciclo-gastronomico del progetto Orobikeando.

Probabilmente la maggior parte dei cicloturisti e dei biker non “indigeni” associano le Alpi Orobiche, in particolare il versante che guarda verso Bergamo, a un immaginario tipicamente “montanaro”. Anche per via di certi stereotipi sul carattere degli abitanti delle nostre valli, specie quelli di sesso maschile. Eppure, il territorio che dal crinale meridionale scende verso la Val Seriana, si allarga ad abbracciare il Canto Alto, i colli di Bergamo intorno alla Città Alta e digrada dolcemente fino alle rive dei laghi bergamaschi, mostra anche un volto più gentile. E sorride a chi cerca pendenze lievi ed esperienze gustative delicate. Delicate, sì, ma con forti radici nella storia e una grande rilevanza nelle filiere agroalimentari locali.

Cominciamo il nostro ciclotour gastronomico virtuale dalle rive del Lago d’Iseo, noto anche come Sebino. Infatti Sebino è la specifica che completa la DOP dell’Olio Extra Vergine di Oliva Laghi Lombardi (l’altra denominazione, Lario, è dedicata alla zona intorno al Lago di Como). Un olio EVO lombardo? Sì, e dall’epoca pre-romana! La classica “linea dell’ulivo” passa in effetti molto più a sud, ma intorno ai laghi si crea un microclima che favorisce questa coltura. Per ottenere la DOP, l’olio del lago d’Iseo dev’essere estratto da olive di varietà Sbresa (fino al 60%), Leccino (almeno 40%), Frantoio, Casaliva e Pendolino, avere sapore fruttato con leggera sensazione di amaro e piccante. L’ideale per condire piatti di pesce o per esaltare il gusto di verdure e ortaggi a chilometro zero.

E come arrivare su due ruote a questa meta gourmet? Prendiamo la ciclovia laghi nord-est, un tracciato di quasi 40 km che, da Bergamo, attraversa le colline e i vigneti della Val Calepio e raggiunge Sarnico, sul Lago d’Iseo. E per non fare torto all’altro specchio d’acqua bergamasco, il piccolo ma piacevolissimo Lago di Endine, non dimentichiamo la pista ciclabile della Valcavallina: un percorso nella tranquillità e nella natura che arriva al lago lungo il corso del fiume Cherio.

Sempre seguendo il filo della delicatezza, cominciamo a ingranare le marce e risaliamo verso la Città Alta di Bergamo. Tra ottobre e marzo, sotto le mura e sulle colline intorno al centro storico noteremo prati, alberi e piccoli fazzoletti verdi: sono i campi dove ancora si coltiva la Scarola di Bergamo. Questa indivia invernale subisce una lavorazione tradizionale che ne modifica le qualità in modo del tutto naturale. A fine ottobre i cespi vengono legati uno per uno con un laccio, in modo che le foglie interne non prendano luce. Con l’arrivo del freddo, le piante si trasferiscono negli scantinati antichi di Bergamo Alta: al buio continuano a maturare, ma le foglie interne rimangono bianche, croccanti e molto più dolci del normale.

Per questo la Scarola di Bergamo è molto apprezzata cruda ma soprattutto cotta: nel ripieno dei tortelli di magro, insieme al formaggio Branzi come condimento per le foiade (tagliatelle bergamasche) o anche come accompagnamento di costine di maiale e polenta. Insomma, la Scarola e la sua antica lavorazione sono un pezzo di storia di Bergamo, tanto da essere incluse nella “arca del gusto” di Slow Food.

Qual è la strada migliore per vedere da vicino questi esempi di cultura e biodiversità? Probabilmente il percorso ciclopedonale dei Colli di Bergamo. 
È in gran parte compreso nel territorio protetto del Parco dei Colli di Bergamo, che ha come simbolo un riccio. Un animaletto che ben rappresenta il carattere dei nostri territori (e di tanti di noi): solo apparentemente “spinosi”, in realtà amabilissimi.

 I percorsi ciclo-gastronomici del progetto Orobikeando continuano…